Pietro De Camilli ha iniziato la sua
carriera di ricerca a Milano (Dipartimento di Farmacologia), occupandosi
di esocitosi regolata e dei suoi meccanismi e sviluppando tecnologie ultrastrutturali.
Fin da studente (Medicina, Laurea nel ‘72) egli aveva sviluppato un interesse
particolare per la struttura del sistema nervoso centrale e per le connessioni
sinaptiche. Queste competenze gli furono poi utili soprattutto quando,
trasferitosi in qualità di post-doc nel laboratorio di Paul Greengard
alla Yale University (78-79), cominciò ad occuparsi della specificità
molecolare dei compartimenti pre- e post-sinaptico e del ruolo della fosfoproteina
presinaptica maggioritaria, la sinapsina I. Dopo un anno a Yale Pietro
fu nominato Assistant Professor, nel laboratorio di George Palade, dove
continuò a collaborare a studi sulla regolazione della liberazione
di neurotrasmettitori oggi da molti considerati come pionieristici.
Dopo un periodo a Milano in cui stabilì
rapporti molto fecondi e contribuì a sviluppare la personalità
scientifica di giovani colleghi, Pietro tornò negli USA, dapprima
ancora con Greengard a New York (Rockefeller University) e poi di nuovo
alla Yale con un proprio laboratorio come Associate Professor (1988) e,
dal 1992, come Full Professor e Investigator di un Howard Hughes Medical
Institute.
Collaborando con ricercatori di formazione
biochimica, come Tom Sudhof e Reinhard Jahn, Pietro introdusse un’impronta
cellulare originale negli studi che hanno identificato e caratterizzato
il sistema di liberazione di neurotrasmettitori basato sulla fusione esocitica
delle vescicole sinaptiche. Più recentemente egli ha cominciato
ad interessarsi del processo di endocitosi (o recycling) delle vescicole
che segue e si mantiene in equilibrio con l’esocitosi, raggiungendo nel
campo una riconosciuta posizione leader.
Dal 1997 Pietro dirige il Dipartimento
di Biologia Cellulare della Yale University. I suoi rapporti con l’Italia
rimangono molto intensi. Tra l’altro egli fa parte del Comitato Telethon,
contribuendo a mantenere l’alto livello di originalità e di eccellenza
scientifica della Fondazione.