La diagnosi, la prognosi e il rischio di sviluppare la malattia

Sono molteplici le condizioni che possono provocare i sintomi della demenza nell'anziano, ed è necessario un approccio diagnostico competente e tempestivo. E' infatti fondamentale ricorrere al medico quando le prime avvisaglie di un deterioramento cognitivo si manifestano; la possibilità di guarire e di ottenere un pieno ripristino delle normali funzioni mentali è condizionata dalla tempestività dell'intervento diagnostico e terapeutico. Un aspetto fondamentale per orientare il medico sulla genesi dei disturbi mentali è costituito dalla raccolta delle informazioni sulla storia recente e passata del malato. Seguiranno poi una serie di esami necessari: analisi del sangue e delle urine, radiografia del torace, cardiogramma, TAC del cervello. La diagnosi dell'Alzheimer viene formulata quando sono state escluse altre condizioni patologiche e anche qualora gli esami abitualmente eseguiti fossero assolutamente normali. E' da sottolineare che i pazienti non decedono mai per la malattia, ma a causa di problemi secondari come polmoniti, disidratazione, malnutrizione, infezioni, ecc.

La malattia d'Alzheimer non è ereditaria, nella grande maggioranza dei casi si manifesta in modo casuale, imprevedibile, senza che esista la possibilità di una trasmissione diretta.

Se si esclude una lieve prevalenza nel sesso femminile, la malattia di Alzheimer interessa senza distinzioni gruppi entici e classi sociali. La prevalenza della malattia aumenta con l'età. Può sembrare strano, inoltre, che il maggior rischio sia tra 75 e 85 anni e che superati i 90 anni il rischi diminuisca sensibilmente.

Recentemente è stato suggerito che una proteina coinvolta nel trasporto del colesterolo (ApoE) sia rilevante nella genesi dell'Alzheimer, e la presenza di specifiche forme della proteina sia più frequentemente associata al morbo di Alzheimer e possa rivelarsi utile per la diagnosi differenziale della malattia.